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Presentazione PDF

Per chi non conoscesse l’Associazione Ironmamme, ecco la breve presentazione della sua Presidentessa, Simona Vasile, che ho invitato a dire la sua su questo blog, rispondendo ad alcune domande che mi stava a cuore porle. Ciò che condividiamo con lei è un’aspirazione molto grande: che i soggetti autistici e, in generale, tutti coloro che soffrono di un handicap o presentano fragilità sociali ed emotive, trovino nel territorio un adeguato supporto per la rieducazione ed il reinserimento sociale, i servizi ed il sostegno a cui hanno diritto.

Al momento sono soprattutto le famiglie a farsi carico di ogni necessità di queste persone, mentre è possibile, come hanno dimostrato le varie iniziative che Ironmamme ha saputo mettere in pratica,  creare iniziative e progetti che diano a tutti loro, anzi, a tutti noi , una qualità della vita migliore, in cui la solidarietà non sia sinonimo di pietà, ma di intelligenza e lungimiranza.

Riqualificare professionalmente molti soggetti con handicap è possibile, così come alleviare i loro stress e disagi attraverso percorsi terapeutici che includano il rapporto con la natura in modo “organizzato”, al fine di condividere con i normodotati, progetti come quello che abbiamo realizzato insieme a Simona, nel luglio 2017: “Prima esperienza con Ironmamme ed i ragazzi autistici“.

Ecco che cosa mi ha scritto Simona, via email:

“Ho conosciuto Federico tramite una comune amica, scoprendo di condividere con lui obiettivi sociali, passione e determinazione. L’idea di costruire insieme un’esperienza utile ai ragazzi ed ai bambini autistici è scaturita, quindi, in modo naturale sin dai primi scambi di idee.

Le nostre idee su come andasse concepito un percorso didattico specifico per i soggetti con autismo, ma anche di crescita sociale per la comunità del territorio, coincidevano perfettamente. Nel luglio 2017 il progetto è diventato realtà.
Ci tengo a sottolineare quanto per me sia stata non solo un’altra iniziativa importante, in linea con gli obiettivi di Ironmamme, ma anche un momento di grande arricchimento emozionale”.

4 Domande sulle Ironmamme e su quello che si può ancora fare.

Ci tengo a dare voce a ciò che Simona ha tratto sinora dalla nostra collaborazione e sono lieto di condividere su questo blog, la realtà di Ironmamme, che vi invito a sostenere come meglio ritenete.
Ogni piccolo like o richiesta di informazioni nei commenti, sarà quindi un gesto di partecipazione che accogliamo a braccia aperte 🙂

1) Ciao Simona, quali altre buone iniziative hai messo in campo in questi ultimi mesi?

“Ho dedicato la mia attenzione a consolidare l’associazione Ironmamme attraverso contatti, relazioni e progetti, partecipando a diversi “tavoli inter-istituzionali” sull’autismo, organizzati dalla Asl Toscana Sud Est, dove c’è un grande interesse a sviluppare sul territorio gli Orti Sociali.
Sono fiduciosa di poter far partire il nostro progetto finanziato dall’Asl, ma burocraticamente bisogna far alzare un mastodontico dinosauro 😀 lo sappiamo bene.

Contemporaneamente stiamo ultimando i lavori alla nostra sede che sarà inaugurata a settembre, dove finalmente daremo un punto di riferimento reale a tutte quelle persone che, solitamente, vengono lasciati alla deriva.

In questi mesi, inoltre, i nostri ragazzi hanno avuto la possibilità di partecipare a diverse iniziative che non sto a raccontare qui, ma sono tutte documentate sulla nostra Pagina Facebook.”

2) Che cosa pensi del ruolo di “ortoterapeuti” in seno ai team di vari specialisti che possono collaborare al reinserimento dei diversamente abili e dei soggetti autistici?

“Sono profondamente convinta che le esperienze dirette fatte dai nostri ragazzi siano molto più coinvolgenti di qualsiasi terapia fatta in ambito ambulatoriale. Le attività all’aperto aiutano a capire meglio i loro talenti e le inclinazioni naturali, che se non messi alla prova non saremmo in grado di riconoscere e potenziare.

Insisto sempre con tutti i genitori affinchè facciano provare nuove esperienze ai loro ragazzi. La loro condizione, altrimenti, li porta a fare attività in modo ripetitivo ed in solitudine, senza che si comprenda se trattasi di una vera capacità o solo di una routine. Mentre ciò che hanno sperimentato ad Orti di Maremma stimola in loro una vasta gamma di emozioni sempre diverse, da gestire in momenti differenti e in compagnia. Mette alla prova la loro emotività e li aiuta a sviluppare una vasta gamma di capacità, manuali, emotive e relazionali.

Faccio un esempio: quando i ragazzi sono impegnati in campagna, alla semina o alla raccolta, magari un giorno c’è il sole, quello dopo tira vento o si avvicina un temporale, poi ci sono gli insetti ed altri animali, o qualche iniziale difficoltà nel maneggiare alcuni utensili..
Sono tutte sensazioni che possono alzare i momenti di stress ed i ragazzi devono imparare a gestirle. Il modo migliore per farlo è condividendo con gli altri, in modo naturale, come avviene in società equilibrata”.

3) Gli orti sociali in Maremma, secondo te, come dovrebbero essere concepiti affinché diano un cospicuo apporto al territorio?

“La mia visione degli Orti Sociali è particolare: l’orto sociale non deve essere il posto in cui il disabile ha la possibilità di fare un’attività consona alle sue capacità, confezionata ad hoc per poi alla fine essere l’ennesimo posto dove essere ghettizzato in solitudine accompagnato solo da operatori, facendo un’attività che serve solo ad occupare tempo. Deve essere un posto dove poter mettere a frutto le proprie potenzialità insieme agli altri (i cosidetti normodotati), in cui trovare un fine all’impegno messo.

E’ provato come la collaborazione tra le varie “disabilità” ed i normodotati crei un un interscambio naturale, fatto anche dalla semplice imitazione, che contribuisce non poco all’arricchimento personale di tutti i soggetti coinvolti.

L’Orto Sociale, quindi, deve essere un posto dove i bambini possono imparare, mentre chi cerca una qualificazione professionale ed ama la natura, possa trovarvi le basi ed i contatti giusti per poter trasformare una vocazione in una futura esperienza lavorativa”.

4) Che cosa mi proponi di fare insieme alla tua associazione, per i mesi futuri?

“Dopo l’esperienza di luglio 2017, abbiamo dato seguito alle nostre idee col il primo progetto-pilota “1 Ettaro di differenza” dedicato all’agricoltura sociale, che però abbiamo deciso di ampliare e strutturare ulteriormente.
Nei mesi futuri, la mia esortazione è quella di continuare, tutti noi, a bussare incessantemente alle porte istituzionali, per avere adeguato supporto: questa iniziativa e le nostre strutture possono diventare un punto di partenza dove tanti giovani, con handicap o senza, possono trovare la chiave di volta del loro futuro, in diverse modalità e direzioni.

Ci sono inoltre ampie schiere di professionisti che possiamo coinvolgere, dagli psicoterapeuti agli specialisti in vari disagi fisici, affinché collaborino con noi in vari modi, anche solo contribuendo ad informare, divulgare e promuovere le nostre attività, che sappiamo essere positive per il benessere dell’intera comunità locale.

Ringrazio anche qui tutti coloro che ci sosterranno, con un piccolo “like” su Facebook o con maggiori apporti e presenza. Cresceremo ancora, con l’aiuto di tutti”.


Del progetto “1 Ettaro di differenza” ne hanno parlato in questi articoli, sulla stampa locale:

IL GIUNCO
L’agricoltura sociale arriva in Maremma

MAREMMANEWS
In Maremma coltiviamo agricoltura sociale

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